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Ex Cosenza, Buonocore: “Oggi allena chi porta gli sponsor. Per me questo non è più calcio”

In un’intervista rilasciata a Messina Sportiva, l’ex numero 10 rossoblu accusa il nuovo sistema calcio

Arrivò a Cosenza col sopranome di “Maradonino”, Gianni Di Marzio impazziva per il suo talento cristallino e lo consegno nelle mani di Alberto Zaccheroni. Con la maglia rossoblu Enrico Buonocore si consacrò nel campionato cadetto, mettendo a segno 8 gol in 29 partite e diventando un idolo della tifoseria cosentina.

Nella stagione successiva però a Novembre per problemi personali decide di tornare al Ravenna chiudendo la sua avventura in riva al Crati. Ha indossato le maglie di Venezia, Ternana e sopratutto Messina, dove contribuì in maniera determinante alla promozione in Serie B dei peloritani.

Chiusa la carriera da calciatore nelle categorie inferiori delle Romagna, Buonocore ha provato qualche esperienza in panchina prima al fianco di Sasà Marra per poi proseguire da solo sulla panchina del Cervia nel campionato di Promozione romagnolo.

Intervisto dai colleghi di MessinaSportiva, l’ex fantasista rossoblu ha sfogato la sua rabbia muovendo anche alcune accuse al sistema calcio “Mi sono tenuto impegnato e mi sono divertito. Non l’ho fatto certo per guadagnare, a questi livelli ci rimetti pure. Ad ogni modo non ho mai preso il patentino di proposito. Il calcio è un ambiente difficile e non ho mai voluto puntare davvero con decisione su questa nuova carriera- prosegue Buonocore– ho giocato in un altro calcio, che era una cosa seria e mi ha dato da vivere. Oggi purtroppo ci sono pochi soldi e tra i Dilettanti, ma anche in alcune squadre di C, trovano panchina molti allenatori supportati da sponsor. Non a caso hanno un contratto giovani senza magari alcuna esperienza, mentre gente davvero preparata resta a casa”.

Un concetto che Enrico ha voluto approfondire: “Non mi devo certo nascondere, perché non ho paura di restare fuori da un mondo che mi ha già emarginato. Dopo 17 stagioni tra i professionisti, quasi tutte tra B e C1, sono sceso in D. E da lì tutto diventa già più complicato. Molti tecnici preparati, dopo avere speso migliaia di euro nei corsi a Coverciano, non hanno un’opportunità. Non c’è meritocrazia, è difficile trovare spazio. E ripeto, non è il mio caso in fondo, perché non volevo farlo a tutti i costi”.

Per l’ex fantasista rossoblu è un problema di credibilità e sostenibilità. “Se sono stato assunto perché ho contribuito al budget stagionale, un po’ mi vergognerei. Prima o poi anche i calciatori lo vengono a sapere e ritengo che nello spogliatoio non avranno certo una grande stima del loro tecnico. Se come società hai pochi soldi a disposizione, pazienza. Dovrai essere più bravo degli altri con quelli, senza cercare scorciatoie. Ma è una situazione generalizzata, che va da Bolzano alla Sicilia- concludendo- le difficoltà in Italia sono evidenti, siamo tornati molto indietro. Non c’è serietà, questo non è calcio. D’altronde anche in B ci sono difficoltà e gli ingaggi davvero alti li trovi soltanto in A. Il Sud è scomparso e vive maggiormente una crisi che ha toccato tutti,

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