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Fiore: “Esordire col Cosenza è stato come toccare il cielo con un dito”

L’ex centrocampista rossoblu, fratello del famoso Stefano, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni: “La passione per il calcio è una tradizione di famiglia. E spero che mio figlio possa pestare l’erba del “Marulla”

Adriano Fiore è un vero figlio di Cosenza, città che gli ha dato i natali anche nel calcio: quella squadra con cui ha giocato, la stessa per la quale tuttora fa il tifo. Un cerchio professionale iniziato in riva al Crati in maniera splendida e chiuso con una parentesi più oscura: “Ho indossato la maglia rossoblu a inizio e fine carriera, due stati d’animo diversi accomunati dal grande senso di responsabilità di indossare la maglia della mia città. Immedesimandomi in un normale tifoso, invidierei il ragazzo cosentino di turno che indossa la maglia del Cosenza. Dunque, trasmettere la “cosentinità” è stato per me un vanto” dice Fiore in esclusiva ai nostri microfoni: “Nella fase iniziale della carriera era come toccare il cielo con un dito, esordire in B è stato bellissimo. Negli anni successivi, in Serie D, il Cosenza aveva meno pressioni ma era comunque chiamato a vincere”.

Passione di famiglia, una vera e propria tradizione: “All’inizio andavo a vedere il Cosenza con mio fratello, poi ci siamo spostati direttamente sul campo. Mio figlio pare avere la stessa voglia, spero che un giorno possa pestare l’erba del “San Vito-Marulla”. Ma senza alcuno stress…”. Poi, la discussione si allarga e Fiore ricorda i sacrifici del passato: “Da piccoli, io e Stefano non capivamo cosa significasse giocare a calcio, anche se spesso andavamo a vedere papà. Il calcio è una bella donna e te ne innamori con una passione che poi ti porta a lavorare per quell’obiettivo. A 12/13 anni, un’età fatta di mille distrazioni, il ragazzo capisce di voler davvero giocare a pallone e da quel momento iniziano i sacrifici. Ricordo che gli amici di mio fratello uscivano per divertirsi e invece lui mangiava un panino e tornava subito ad allenarsi”. Spazio, dunque, proprio al parallelismo con Stefano: “Il sacrificio è dedicare il proprio corpo e la propria mente a quello sforzo, oltre a doti tecniche minime. Stefano ne aveva più di me, per quanto mi riguarda non sono riuscito a sfruttare tutte le mie potenzialità. Magari non sono arrivato in A, ma ho sicuramente dato sempre il massimo”.

Stagione 2006/07, Adriano Fiore si trasferisce al Catanzaro. Una scelta molto delicata, per un cosentino purosangue come lui: “A Catanzaro è stato un anno particolare. Non posso negare che ci fosse un po’ di diffidenza nei miei confronti, ma il problema principale è stata la pubalgia. Mi dispiace non aver lasciato lì un ricordo indelebile, il nostro lavoro ci impone di essere professionisti in ogni luogo”.

Capitolo futuro, l’obiettivo diventa ora allenare: “Ho iniziato quest’anno il percorso di tecnico, per provare l’emozione di un altro ruolo. Sto partendo dal basso, quest’anno è stato il turno della Real Cosenza. E’ un incarico molto stimolante e divertente, per me è importante il discorso di gavetta. Abbiamo una sala ricevimenti a conduzione familiare, ma il calcio per me è la passione principale, senza non potrei farne a meno”. E allora, quale migliore occasione per congratularsi con mister Occhiuzzi, che un paio di giorni fa ha conquistato il patentino di Uefa A: “Le qualifiche sono importanti e faccio i complimenti a Roberto. E’ un passionale, potrà togliersi delle belle soddisfazioni”.

 

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