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Quando a Cosenza c’era il manto erboso tra i più belli d’Italia

Arlotta e Grandinetti: i due storici giardinieri, ora in pensione, curavano il campo come uno di famiglia. L’ottimo lavoro in sinergia tra Comune e Club. Con Guarascio presidente il disastro!

C’era una volta il manto erboso più bello del mondo. Esagerato? Forse un po’ ma di certo il terreno di gioco del Gigi Marulla, una volta San Vito, da sempre è stato considerato in assoluto tra i migliori in Italia. Calciatori, allenatori e addetti ai lavori lo hanno sempre identificato come un tavolo da biliardo. Grazie alla straordinaria collaborazione tra i giardinieri del Comune e le società che si sono succedute nella gestione del Cosenza calcio sempre pronte a esaudire le esigenze con terriccio, concime e semente. E chi non ricorda Giovanni Arlotta? Grazie alla sua passione è cresciuto un altro grande del prato verde di Via degli Stadi: Pasquale Grandinetti. Per anni custodivano il terreno di gioco dello stadio comunale come un bene di famiglia. Un altro figlio.

 

Di allenamenti nemmeno a parlarne. Pochi, pochissimi. Mentre le partite infrasettimanali si potevano disputare soltanto il giovedì della settimana che il Cosenza giocava in trasferta. Di partite, in tutto, nell’arco del mese se ne potevano giocare quattro: due di campionato, due amichevoli. Grazie anche a una collaborazione molto professionale con gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina rossoblu: da Gianni Di Marzio a Edy Reja; Fausto Silipo e Alberto Zaccheroni, Bortolo Mutti, Gianni De Biasi, Franco Scoglio, Giuliano Sonzogni ed Emiliano Mondonico. Prime firme, mettiamola così. Anche negli anni della Serie D ed ex Seconda divisione con Mimmo Toscano e Massimiliano Mirabelli, ex direttore sportivo del Milan, il prato era tabù per la squadra, così come accadeva in passato.

 

L’arrivo di Eugenio Guarascio al vertice del club ha modificato le regole. Basta terriccio, basta concime, basta semente. Tutto al caso. O peggio, tutto dilettantistico: da Cappellacci a Fontana e prima ancora Patania e Gagliardi in Serie D. Ma pure con Roselli e De Angelis. Gli allenatori che si sono succeduti alla guida del Cosenza hanno fatto del terreno di gioco, ciò che hanno voluto. Senza regole. Si è assistito a un vero e proprio massacro. Nel corso di questi ultimi anni ci sono state fatte anche le preparazioni precampionato. Una assurdità. Per non parlare dell’utilizzo quasi quotidiano durante il campionato. Hanno distrutto un gioiello. Il colpo di grazia la scorsa estate: il business ha imposto la rizollatura quando, secondo molti esperti, sarebbe bastata una manutenzione straordinaria per ripristinare quel tavolo da bigliardo che ha sempre fatto la differenza. E invece, no: centinaia e centinaia di migliaia di euro per mettere su un terreno di gioco indecente. Una partita persa a tavolino con il Verona, un’altra rinviata per impraticabilità del campo con il Benevento e adesso una situazione imbarazzante come si è visto nella partita di domenica con l’Ascoli.

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